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PROGRAMMA ELETTORALE

PER UNA ROVERETO PIÙ VIVAECOLOGICAINNOVATIVA

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Premessa

Le linee di intervento del nostro programma sono state individuate allo scopo di dare un forte impulso alla rinascita della nostra città, non sono concepite solo come base di confronto politico tra forze e schieramenti, ma sono soprattutto indirizzate ai cittadini.


A tutti coloro che vedono nella prossima competizione elettorale di settembre 2020 un passaggio decisivo per l’intera collettività roveretana, chiamata a compiere una scelta fondamentale.


La posta in gioco, infatti, è alta. Non involve solamente i modelli di sviluppo economico, le scelte riguardanti gli assetti e gli impianti produttivi, i trasporti e la mobilità, le scelte commerciali e quelle culturali e via dicendo, ma riguarda strettamente la vivibilità, la coesione e il benessere sociale, insomma il clima complessivo in cui i roveretani si troveranno a vivere, a studiare, a lavorare.


Se è vero che imprimere il tono generale, ossia fissare le linee guida della gestione della cosa pubblica, spetta al responsabile dell’amministrazione, al sindaco della città ( che di responsabilità ne ha davvero molte) è indubbio che per fare questo dovrà parlare un linguaggio efficace, garbato, comprensibile a tutti.

Che sappia essere positivo e rassicurante. Che sappia ascoltare realmente le esigenze prospettategli per fare proprie quelle meritevoli, anche oltre il momento strategico della propaganda. Che sappia unire e dirigere il gioco di squadra.

Unire le persone in vista di un comune interesse alla cura e al buon governo, è sinonimo di buona politica e di coesione sociale.

OBIETTIVI:

Trasparenza e buon governo

Amministratori, manager e dirigenti pubblici hanno infatti il dovere di impiegare assoluta trasparenza nell’esercizio delle loro funzioni.
Correttezza, assenza di conflitti di interesse, assenza di tornaconti personali. Di questo raramente si parla durante una campagna elettorale. In una logica “produttiva” si impiegano sforzi notevoli per mettere a punto obiettivi, argomenti, promesse.
Delle modalità di esercizio della guida amministrativa, perdurante ogni giorno del quinquennio, generalmente non si parla.
Anche questo aspetto invece fa parte della visione, degli obiettivi fondamentali.
Le città non possono e non devono trasformarsi in gruppi di comitati d’affari o clan ristretti che sovrintendono la vita pubblica e ne condizionano le scelte.

Generando inevitabilmente rabbia e delusione nelle persone che non hanno le intenzioni o gli strumenti per partecipare alla gestione.

In una città degna di questo nome, fiorente e tranquilla, ciascuno deve sentirsi incluso nel progetto, non escluso dai giochi. “La città” è dei cittadini, di tutte le persone che con le loro necessità quotidiane la trasformano costantemente.
Anche di coloro che necessitano di qualche attenzione in più, a causa di disabilità o di difficoltà a muoversi e per i quali è doveroso rimuovere ogni ostacolo che limiti la loro libertà di movimento.
In vista di queste, e di altre esigenze di seguito sviluppate in questo programma, abbiamo inteso ripensare il concetto stesso di città, che dovrà essere policentrica, percorribile a piedi e in bicicletta senza pericoli, valorizzando allo scopo le risorse già esistenti e creandone di nuove.

Ritengo che questo non sia un tema al quale pensare solo a fine anno, in occasione della sua approvazione.

Come in ogni famiglia che funzioni, anche l’economia collettiva cittadina va affrontata con responsabilità, prudenza, ma anche con coraggio.
Il Comune deve saper compiere investimenti anche coraggiosi, come ad esempio quelli finalizzati a creare occasioni lavorative favorevoli per i giovani.

Nei nostri intendimenti ciò è realizzabile ad esempio attraverso specifici patti di sviluppo o incentivi volti ad una maggiore integrazione attiva di chi arriva da fuori.

Monitorare le criticità occupazionali e seguire l’andamento dei licenziamenti (onde reperire di concerto con le Agenzie del lavoro e altri Enti pubblici preposti a ciò) sarà compito fondamentale della nuova compagine amministrativa.

Informazione aggiornata, monitoraggio costante e coordinamento dei possibili interventi volti alla soluzione delle crisi è considerato nostro obiettivo prioritario.

La pianificazione del territorio

La pianificazione del territorio deve fondarsi sull’esigenza di contenere il consumo del suolo, con l’obiettivo di una graduale ( in più fasi) disincentivazione a nuove edificazioni entro il 2030 ( il limite europeo è fissato al 2050). La presa di coscienza collettiva dell’importanza della salvaguardia del territorio va di pari passo con l’accompagna- mento del sistema produttivo legato al mondo delle costruzioni. Si deve profilare quindi una nuova urbanità che promuova il riuso e il recupero del patrimonio edilizio esistente, sia pubblico che privato (ristrutturazioni degli immobili dismessi e ammalorati, riqualificazione e rinnovamento urbano, in particolare nelle periferie).

La zona “Ai fiori”, attualmente in vendita a seguito del fallimento Pedri , va restituita alla città sotto forma di parco pubblico. Di altri 140 appartamenti non c’è obiettiva necessità, visto l’invenduto in altri complessi. Per piazzale Leoni (Follone)vale lo stesso: le sei nuove palazzine previste incrementerebbero, tra le altre cose, il traffico in centro città.

Noi non intendiamo solamente comunicare alla cittadinanza gli interventi in tal senso, ma anche condividerli con gli abitanti dei quartieri, con le circoscrizioni, con le associazioni. Intendiamo rendere trasparenti i capitoli di spesa relativi, soprattutto quelli concernenti il cosiddetto arredo urbano, negli importi, nella programmazione, nell’affidamento dei lavori alle ditte specializzate.

L’entità di queste spese va comunque contenuta: in passato ha giustamente scandalizzato la popolazione, in tempi di ristrettezze e di scarsi trasferimenti ai comuni trentini da parte della Provincia Autonoma.

Va valorizzato, curato, potenziato. Le piante sono l’ossigeno di una città.

Spesso vengono combattute come dei nemici, paventando il pericolo di crolli, di malattie ecc.

Sarebbe sufficiente, invece, e meno costoso, seguirle, contenerle e mantenerle. In termini energetici gli alberi sono poi indispensabili per la regolazione delle temperature estive, per il vapore acqueo, per la lotta all’inquinamento.

Infrastrutture e mobilità

Il nostro impegno in questo settore prosegue con coerenza, nella convinzione che Autostrada A31 Valdastico e grandi opere non solo non siano necessarie, ma che si rivelino nel lungo periodo dei boomerang, sia sotto il profilo ambientale, che sotto quello economico.

L’attenzione a una corretta pianificazione e l’ascolto delle realtà sociali che difendono l’ambiente, le sorgenti e un’economia del territorio sostenibile, rimane fondamentale.

Non c’è alcun bisogno, anche alla luce di importanti e recenti studi sulla mobilità, di nuove tangenziali o secanti. Ogni nuova strada, infatti, genera nuovo traffico, in una spirale senza fine. Utilizzare, indirizzare, valorizzare le infrastrutture esistenti diventa imprescindibile

Questo non è da noi considerato un obiettivo utopistico, anzi.


L’aria che respiriamo può migliorare nettamente e l’andamento delle medie annuali delle polveri sottili può calare sensibilmente.

Oltre alle polveri sottili è possibile una drastica riduzione di benzene e di biossido di azoto, di biossido di zolfo e di monossido di carbonio.

Tutto questo è possibile grazie alle nuove tecnologie (auto e combustione a legna di nuova generazione, classificazione dei riscaldamenti a biomassa, incentivi all’abbattimento delle polveri nelle nuove lavorazioni industriali, indicazioni precise da fornire alle attività agricole e agli allevamenti circa lo spargimento di concimi, la creazione del biodistretto) che dimostrano l’efficacia di serie politiche, già in atto in altre zone.

La qualità dell’aria è una questione complessa che non intendiamo semplificare ma gestire al meglio. Oltre a ciò ritengo opportuno pianificare le politiche territoriali creando zone verdi e zone interdette al traffico di automobili, con il potenziamento dei parcheggi periferici (anche gratuiti) e della circolazione di biciclette.

Intendiamo dedicare un progetto anche ai nostri amici di zampa. Rovereto non è degna di essere considerata una città vivibile e serena se non riusciamo a realizzare aree cani più numerose, più grandi e meglio attrezzate di quell’unica rimasta ai Giardini Perlasca.

Intendiamo reperire altre collocazioni idonee, che consentano un accesso agevole, anche a piedi, dal centro città e dalla periferia, al contempo salubre e non a stretto contatto con il traffico.

Ritengo utile anche creare un osservatorio per un attento monitoraggio ( e concreto contrasto) in tutto il territorio comunale onde debellare l’odiosa pratica dei bocconi avvelenati e ciò di concerto con la polizia Municipale, con Carabinieri e Associazioni.

Intendiamo concepire un progetto complessivo per le piste ciclabili che non devono interrompersi bruscamente, lasciando i ciclisti alla mercé di auto e furgoni e costringendoli a passare sui marciapiedi.

La città dev’essere interamente percorribile almeno in due direzioni: Nord-Sud, Est-Ovest, dal centro alla periferia e viceversa.

Ritengo importante incentivare la transizione dalla mobilità dipendente da combustibili fossili a quella dipendente da fonti energetiche non inquinanti.

Particolare attenzione va posta alla messa in sicurezza delle strade e dei tracciati ( le protezioni per i ciclisti devono risultare effettive, non meramente “indicative”).

Per una città vivibile, sana, non inquinata , la mobilità autoveicolare va scoraggiata, laddove non necessaria.

L’approccio ”impositivo” è sbagliato e fallimentare: è necessario invece creare le condizioni per far si che le persone vedano come un vantaggio spostarsi in altro modo. Esempio lampante è l’incentivo al commercio di vicinato, nella prospettiva della “Città compatta”, ossia policentrica.

Va facilitato anche l’utilizzo del treno per Trento e per le località vicine a Rovereto interessate da pendolarismo, armonizzando gli orari relativi agli autobus, urbani e extra urbani, al fine di incentivare il più ampio numero di persone all’utilizzo dei mezzi pubblici in luogo delle proprie autovetture.

Davanti alla stazione di Rovereto la strada di scorrimento veloce va rivista e il nodo veicolare attentamente studiato nella prospettiva sia della sicurezza che dell’accessibilità a un servizio basilare per la mobilità, quale la ferrovia.

Va rivista l’organizzazione della “Stazione diffusa” per gli autobus, che ha portato alla confusione e all’intasamento veicolare nelle ore di punta.

Creare una stazione dedicata nei pressi della stazione ferroviaria (e non nelle vie della città) realizza l’intermodalità e l’approccio agevole per gli utenti.

Quanto all’inquinamento, tra le misure urgenti da adottare si ritiene doveroso guidare la nostra città al rispetto delle direttive ministeriali in materia di eliminazione della plastica, ciò anche attraverso la formazione scolastica di ogni ordine e grado (mediante interventi organizzati in sinergia tra Ente pubblico e Enti scolastici), la pianificazione aziendale e la sensibilizzazione sociale.

Eliminare la plastica durevole dall’usa e getta quotidiano anche mediante punti e centri di raccolta con compensi simbolici per i conferitori.

Attività produttive

Sono convinta che l’amministrazione comunale abbia anche il compito fondamentale di fornire un supporto pluriennale adeguato all’insediamento di nuove imprese (che siano esse artigianali o commerciali) e di creare i presupposti volti a favorire l’incontro tra le stesse, in una logica di reciproco scambio e di utili informazioni.

Attirare nuove start-up realmente operanti sul territorio (e non a meri fini speculativi) è indispensabile per invertire un trend che ha portato in pochi anni alla perdita di migliaia di posti di lavoro anche in Vallagarina.La crisi occupazionale ha toccato moltissime donne, oggi finalmente protagoniste di nuove start up e iniziative artigianali e produttive.

Per le meno giovani vanno studiati programmi di inserimento nel mondo lavorativo, anche mediante cooperative. Soprattutto in questo settore la fase di ascolto da parte dell’amministrazione deve essere permanente, dal momento che la realtà sociale e le esigenze mutano velocemente. Consentire alle donne di partecipare, di produrre, di migliorare la propria organizzazione di vita è uno degli obiettivi più importanti a supporto di un tessuto cittadino sano che guardi al futuro con ottimismo.

È fondamentale nella vita cittadina, anche per mantenere vivi sia i centri storici che le periferie. Tutti i commercianti roveretani si lamentano. Si dovrebbe incentivare la formazione con:

  • Corsi gratuiti di vetrinismo (allestimento vetrine);
  • Arredi urbani non costosi ma gradevoli che se finanziati sia pure in parte dai negozianti, prevedano una diminuzione delle tasse per l’occupazione del suolo a loro carico;
  • Predisposizione di punti verdi e fioriti a supportare i percorsi della clientela;
  • Riprendere il potenziamento delle “Botteghe storiche”;
  • Creare premi di qualità;
  • Convenzionarsi con le televisioni locali per tratteggiare la storia e le caratteristiche delle attività presenti, in modo che il largo pubblico le conosca meglio.

Vanno promossi e resi stabili gli incontri tra istituzioni e commercianti, volti all’ascolto e alla soluzione dei numerosi problemi che affliggono il commercio diretto nei negozi fisici, oggi penalizzato dallo sviluppo dell’e-commerce.

Sono utili nella pianificazione del territorio, laddove non vanno a sostituirne il tessuto commerciale di dettaglio. Lo squilibrio si crea, come è avvenuto a Rovereto, quando si verificano delle condizioni troppo favorevoli all’insediamento della grande distribuzione.

Tenendo bassi gli oneri edilizi, incentivando l’arrivo delle catene distributive, mettendo a loro disposizione aree ultra appetibili (già servite e diversificate), si distrugge il commercio cittadino, creando situazioni di grave squilibrio.

Come si è visto a proposito della mobilità, ciò è ulteriormente dannoso sotto l’aspetto dell’incremento all’uso dell’auto privata e il conseguente inquinamento (il costo energetico degli spostamenti su larga scala non viene mai contemplato, né dai consumatori, né dagli amministratori! Si spendono decine di euro in carburante in più per approfittare di offerte, quando ci sono, il cui vantaggio, alla fine, viene vanificato).

È altrettanto importante del commercio, in una città che vanta lunghe tradizioni in tal senso.

Dai primi opifici della seta, passando dalla lavorazione del legno, del marmo e della pietra (in botteghe dove anche grandi artisti come Depero hanno iniziato a lavorare), ai grandi tappezzieri e tessitori, agli orologiai di precisione, ai mastri vetrai di un tempo che hanno reso fertile l’economia cittadina, fino all’artigianato moderno, incluso l’ambito elettronico.

Molti giovani sarebbero attratti da questo settore lavorativo se venissero messi a loro disposizione locali a canone calmierato, in convenzione con i proprietari. Quante vere, concrete “start up” in più!

Ciò che vale per le attività artigianali può essere esteso anche alle giovani imprese commerciali: intendiamo concretamente rinvenire locali e spazi vuoti e inutilizzati nel territorio cittadino per adattarli alle esigenze dei produttori e dei negozianti. Ritengo fondamentale per l’economia cittadina individuare e studiare tutti gli strumenti incentivanti che possano attrarre nuovamente giovani e meno giovani verso questo settore lavorativo.

Le attività industriali roveretane hanno sempre goduto di grandi agevolazioni e forte protezione sia da parte delle amministrazioni comunali e provinciali, sia della politica.
Inizialmente negli anni cinquanta e sessanta questa attitudine all’agevolazione si è concretata in attribuzioni a titolo gratuito di aree pubbliche, in abbuono di costi elettrici e di utenza, in esenzioni varie da imposte e tributi.

A ciò si sono aggiunti i contributi pubblici, spesso esageratamente alti, che hanno indotto molti industriali a puntare sulle erogazioni anziché sulla concorrenzialità della loro produzione.

La crisi, prima petrolifera e poi economico-finanziaria in concomitanza con la globalizzazione, ha cancellato gran parte delle attività insediatesi nel roveretano, lasciando un panorama desolante di capannoni vuoti.

Bisognerebbe, nell’ambito della mutata economia di mercato, rendere nuovamente attrattivo il nostro territorio, con severa verifica ex post degli incentivi, nonché riqualificare molte aree di pessimo impatto che la città non merita. Censire i siti ancora inquinati e inquinanti è una priorità. Continuando nella logica della buona politica ambientale è importante aiutare e stimolare le aziende a risparmiare energia anziché risparmiare sui prodotti o sulla manodopera. Le risorse risparmiate devono essere canalizzate nella ricerca e nella predisposizione di sistemi produttivi meno inquinanti. Importante sarà proseguire nell’incentivazione di nuove start up nel campo delle energie rinnovabili, della raccolta differenziata “spinta” e della green revolution, legate al raggiungimento della creazione del bio distretto Trentino.


Censire i siti ancora inquinati e inquinanti è una priorità.


Polo della Meccatronica e Progetto Manifattura rappresentano una possibilità di sviluppo per la storia industriale della città della Quercia. Ciò che è mancato in questi anni è stata la capacità di creare attorno a queste due realtà un sistema operativo ed efficace a supporto di un distretto ad alta innovazione tecnologica.

Turismo, biodistretto e cultura

Pongo al centro di una rinascita economica cittadina anche il turismo lento e responsabile.

Rovereto e la Vallagarina offrono un territorio ricco sia sotto l’aspetto naturalistico, che dal punto di vista storico e culturale. Tale ricchezza deve avere una ricaduta turistica maggiore. Perché questo avvenga occorre un nuovo rilancio del marketing territoriale di valle, che sappia ben illustrare e promuovere una proposta turistica in un contesto davvero unico, anche nel panorama trentino.
Ritengo indispensabile cogliere l’occasione del Referendum per la costruzione di un Distretto Biologico Trentino per fare in modo che Rovereto possa essere protagonista di un percorso che ha come obiettivi sia una maggiore integrazione tra turismo, allevamento e agricoltura, sia la difesa della biodiversità per migliorare la qualità della vita, il benessere e la salute.
Godono di ottima salute a Rovereto, perché in questo settore l’attenzione e la partecipazione sono sempre state di buon livello. Ciò non significa che la Biblioteca civica vada lasciata com’è, spesso alle prese con scarsi finanziamenti e problemi di esternalizzazione dei servizi.

La musica, con il Festival mozartiano, il teatrodanza con Oriente Occidente e la Rassegna del cinema archeologico completano un’offerta davvero unica. Il Teatro Zandonai finalmente è agibile e ritornato agli antichi splendori, anche se la programmazione potrebbe indubbiamente migliorare.


Il MART talvolta viene percepito come una cattedrale nel deserto, avulso dalla realtà territoriale che lo circonda.


Dobbiamo lavorare per un ritorno del MART alla sua funzione originaria di interfaccia culturale fra le due realtà urbane, Rovereto e Trento, e nel contempo per farne ente propulsore tra i Musei (Civico, della Guerra, Caproni, Casa Depero) con recupero dell’archeologia industriale e dei relativi archivi.

Trattandosi del più grande Museo d’arte moderna e contemporanea italiano, voluto e collocato in un sito un po’ defilato e poco visibile, rimane spesso un’incognita per gli sperduti visitatori che arrivano da fuori. Talvolta per gli stessi cittadini roveretani: è bene che il comune designi nuovamente il proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione.


Ritengo importante per il rilancio artistico della città individuare vecchie strutture industriali da risanare e/o riqualificare e destinarle, una volta bonificate, ad ospitare giovani artisti sia locali che provenienti da fuori.


La sala Baldessari, lo spazio comunale per mostre d’arte estemporanee, va completamente riorganizzata, puntando su una programmazione di qualità. Il Museo Civico nella sede di Via Parolari ha la sua naturale vocazione. Nella sede di Palazzo Sichardt deve ancora trovare compiti e definizione.

L’università in città appare come un corpo a sé, ospitata ma non percepita come propria. C’è bisogno di una rinnovata voglia di dialogo sia con l’istituzione (importante nello sviluppo culturale, economico e sociale del territorio), sia con gli studenti che hanno espresso innegabili necessità, purtroppo finora inascoltate, (studentato, aule studio e miglior collegamento del trasporto pubblico, anche nelle ore serali).

Occorre per l’Università un nuovo Statuto che preveda il concorso paritario fra i due centri di Trento e Rovereto.

La manutenzione degli edifici scolastici spetta al comune e molti degli edifici che ospitano le scuole cittadine abbisognano di interventi importanti, anche per renderli più efficienti sotto il profilo energetico e maggiormente volti al benessere di studenti e insegnanti. Un’attenzione particolare deve essere rivolta a nidi e scuole materne, monitorando costantemente le condizioni igieniche e strutturali in cui i bambini vengono a trovarsi.
Una città non è tale se non è a misura di bambino.

Importante anche lanciare un progetto di lungo periodo compatibile con il bio distretto: area alpina urbano-rurale da Rovereto a Lavis, con metropolitana di superficie e autostrada in tunnel.

Per finire, la cultura è un patrimonio che la comunità è chiamata a rigenerare continuamente e che non può essere limitato al singolo evento o a momenti circoscritti di attenzione verso la manifestazione culturale di turno.


E’ cibo per tutti i giorni.
Bisogna riportare la dimensione culturale al suo ruolo originario di fondamento e di motore per lo sviluppo sociale, economico e turistico. Una fonte creativa che pervade ogni segmento del vivere quotidiano della comunità.
Ogni investimento in questo settore è un investimento sul futuro.

Sociale, welfare e sicurezza

Intendiamo prenderci carico e gestire nel modo più efficace possibile la questione di chi vive, per diverse ragioni, in situazioni di debolezza, disagio, emarginazione e povertà.
Ciò non ha solo a che fare con il senso di umanità e di rispetto per tutti gli esseri umani, ma è anche una scelta di buon senso e di lungimiranza.
Il degrado e l’insicurezza, infatti, cominciano quando una società rifiuta di riconoscere e di prendersi cura dei più deboli.

L’esistenza di persone (si tratta soprattutto ma non solo, di cittadini stranieri) che nella nostra città dormono per la strada o in alloggi di fortuna, che spesso lavorano ma in modo saltuario, precario e comunque con un reddito così basso da non permettere loro di poter garantire il pagamento di un affitto a prezzi di mercato, chiede una soluzione immediata.
Da un lato intendiamo reperire alloggi in strutture già esistenti, coinvolgendo anche le organizzazioni di volontariato disponibili a dare il loro prezioso contributo.

Contributo che deve essere incentivato prevedendo anche adeguati supporti economici per poter essere realizzato con le indispensabili serietà ed efficacia.
Dall’altro, sul lungo periodo, riteniamo che il Comune debba rinvenire anche altre soluzioni più stabili e definitive. In primo luogo, quella di accogliere la domanda di iscrizione anagrafica avanzata da persone che risiedono stabilmente a Rovereto.

Ciò consente loro di ottenere la carta di identità, ma soprattutto di “maturare” gli anni utili per esercitare una serie di importanti diritti (richiesta di permesso di lungo soggiorno e di cittadinanza italiana), per accedere alle misure di welfare locale (alcune prestazioni sociali agevolate e di edilizia abitativa) o di sostenere l’esame della patente.

Una città accogliente – come noi vogliamo sia Rovereto – deve anche preoccuparsi di creare spazi che permettano possibilità di “evasione” e socializzazione a chi non ha la possibilità di passare le giornate festive fuori città e si rifugia pertanto nei centri commerciali. In molte città europee, nelle aree di verde pubblico, sono allestiti degli spazi appositamente attrezzate per pic nic con barbecue.

Perché la nostra città non potrebbe seguire questo esempio virtuoso?

Mentre la popolazione anziana cresce, spesso i servizi alla persona diminuiscono. La conseguenza è che le persone si sentano più fragili, sole, esposte, talvolta incapaci di far fronte alle proprie necessità.
La soluzione non può essere quella di fare sempre più affidamento su risorse e su reti informali di volontariato, pur importanti.
Puntare sulla riqualificazione, sull’aggiornamento, sul rinnovamento, dei servizi sociali che fanno capo all’amministrazione comunale deve essere l’intendimento congiunto anche con la Comunità di valle e con le realtà del privato sociale ( a volte inascoltate).

 

Come indicano le nuove linee-guida della Commissione Europea in proposito, intendiamo favorire le politiche di promozione del cd. “invecchiamento attivo” e partecipativo, che consiste nel finanziare progetti in partenariato con associazioni locali, università, centri diurni, centri culturali, forze di polizia ecc., su varie tematiche legate all’invecchiamento.
Integrazione, valorizzazione della memoria storica, uso dei servizi digitali, prevenzione delle truffe ed educazione alimentare divengono secondo noi interventi strategici.
Una nuova RSA in via Ronchi può integrare bene invece l’offerta per coloro che abbisognano di strutture adeguate, idonee e moderne, ben attrezzate per la non autosufficienza.

Lo sport è uno dei fondamenti del processo educativo ed evolutivo nella crescita dell’individuo e nello sviluppo di una socialità positiva.

Ritengo che attraverso lo sport, praticato nella misura più larga sul territorio, si possa costruire una comunità sana, attiva, responsabile e inclusiva.

Ogni cittadino/a, di qualsiasi età e condizione sociale ha il diritto di accedere ad una attività sportiva.

A tal fine intendiamo impegnarci nel sostegno agli enti, alle società sportive, e alle associazioni che dedicano i loro sforzi in tal senso.
Le strutture sportive realizzate con fondi pubblici devono essere a mio avviso dei luoghi aperti alla fruizione da parte di tutti i cittadini, in maniera strutturata ma anche libera. Ciò salvaguardando l’attività agonistica e anche quella amatoriale, in un processo di mantenimento e formazione continua anche in età avanzata, contribuendo così a quegli obiettivi di invecchiamento attivo testé evidenziati.

Vogliamo impegnarci a fondo nel curare la continua manutenzione impiantistica, una ricchezza per le scuole, per le famiglie, per la cittadinanza.
Le manifestazioni sportive sul territorio vanno incentivate e sostenute, cercando di differenziare l’offerta tra le varie discipline. Lo sport è anche parte integrante sia dell’offerta turistica che della programmazione cittadina rivolta a giovani e meno giovani.

Vi sono poi degli spazi (verdi e non) , anche in centro città, vuoti e inutilizzati, da riconvertire in luoghi di ritrovo, di relax per le famiglie, di incontro per i giovani, di ristoro per gli anziani.
La solidarietà e l’accoglienza, anche nei confronti di tutte le persone che arrivano in città da fuori, sono una grande tradizione roveretana.

Sono necessità primarie avvertite dai cittadini, che certo non si risolvono costellando ulteriormente di telecamere le aree pubbliche. Potenziare i servizi di trasporto anche di notte, rivolgere attenzione alle reti sociali, alle case di quartiere e alle case dedicate alle donne e ai luoghi di incontro, incentivare i punti di ascolto per la solitudine e per il disagio sono da ritenersi obiettivi prioritari.

Proporre momenti e luoghi di confronto informativo tra cittadini e polizia locale restituisce un senso di sicurezza e di unità alla comunità.

La paura non va alimentata, né affrontata con ronde o sistemi privati di sicurezza, ma attraverso la consapevolezza, l’informazione, il potenziamento dei servizi locali.


La crisi di legalità, come il fenomeno ormai diffuso delle truffe, rende necessaria anche una maggior consapevolezza dei cittadini in quanto consumatori e una speciale attività informativa deve essere realizzata capillarmente in tal senso.

Conclusioni

La nuova amministrazione comunale dovrà, nei settori così evidenziati e in molti altri, mettersi alla portata del controllo dei cittadini.

Dagli orti urbani alle mense, agli asili pubblici (possibilmente gratuiti) alla medicina di prossimità, dall’accoglienza alla formazione, dagli sportelli informativi ai punti di ascolto stabili nei quartieri, Rovereto dovrà rinascere innanzitutto nella qualità della vita e della partecipazione attiva.

Non è bene promettere ciò che non si può mantenere e le cittadine e i cittadini devono sentirsi parte di un patto di sincerità, di assunzione di responsabilità, di competenza e di empatia.

Il che non significa assecondare le pulsioni, ma fare i conti con le giuste esigenze, avendole sempre costantemente presenti.